Questo progetto fotografico è frutto di un lavoro che si è sviluppato nei mesi di marzo e aprile 2020, i mesi del lockdown conseguente alla pandemia da covid-19 che ha costretto gli italiani a restare chiusi in casa in una quarantena durata circa sessanta giorni.
Essendo addetto a un lavoro nell'ambito dei servizi essenziali ho avuto modo di allentare i rigori della quarantena con numerose giornate lavorative che mi hanno permesso di percorrere più volte le vie cittadine malinconicamente vuote per recarmi o tornare dal luogo di lavoro.
Sono nate venti fotografie nelle quali, la prima cosa che si nota è l'assenza di figure umane e lo straniamento dello sguardo, sorpreso dall'assenza di vita da quello che dovrebbe essere lo spazio vitale per eccellenza, lo spazio urbano, appunto.
Tuttavia, se l'uomo è assente, ovunque emergono simboli che a esso rimandano: simboli diretti come la bandiera appesa su un balcone (Visione #1)l'autoritratto dell'autore riflesso (Visione #7) gli utenti di un ufficio postale o una macchina della polizia che sfreccia, riflessi nei vetri dell'ingresso (Visioni #13 e #17); ma anche simboli indiretti, come un'automobile parcheggiata (Visione #3), i carrelli del supermercato (Visione #8) o le traverse impilate (Visione #14).
Vi è su tutti un elemento che rimanda alla presenza vitale dell'uomo, una vera e propria costante della mia poetica espressiva: il condominio, l'elemento che caratterizza maggiormente la struttura urbana delle nostre città, edificio che nella sua monotona ripetitività formale, racchiude in sé un universo vitale di incommensurabile ricchezza umana della quale esprime, attraverso la povertà costruttiva ed estetica, la contraddizione sociale dei ceti medio o basso che lo abita.
La mia "estetica del condominio" oltre che estetica ha anche non celate intenzioni, sentimentali e politiche, di adesione a una politica tendente al riscatto sociale e storico degli ultimi.
Le fotografie.
Visione #1
Il lato sud del mio condominio che ha la forma di una 'L' con un lato a sud e uno a est, dove abito
Visione #2
Dal mio luogo di lavoro una vista panoramica sui palazzi che costeggiano Corso Gastaldi.
Visione #3
Non un albero ma la proiezione di un albero sul muro sembra donare ombra all'automobile parcheggiata. una vera e propria ombra al quadrato.
Visione #4
Recandomi al lavoro ho notato questa serie di box, colpito dal ritmo arcitettonico e cromatico della scena non ho potuto fare a meno di fotografare. Il vuoto urbano consente di acuire la vista e cogliere situazioni, particolari e scene che per anni non si riusciva a cogliere.
Visione #5
Le simbologie di un passato socializzato evidenziano la straniante solitudine del presente in una scena di profonda e malinconica nostalgia.
Visione #6
Il sottopasso della stazione nel vuoto straziante dato dall'assenza del senso primario di una stazione: il viaggiatore.
Visione #7
Sulla via di casa dopo la notte di lavoro, io che mi rifletto mentre scatto la foto. indugio nel gioco seduttivo della moltiplicazione dei piani, nella sintesi iconica dello spazio plurale.
Visione #8
Il grande parcheggio vuoto del supermercato, un condominio popolare sullo sfondo, unione di bisogni primari: casa e cibo, coniugati dal punto di vista consumistico capitalista.
Visione #9
Un alberello spoglio nel parcheggio del supermercato ha il pregio di unire rigore compositivo e mirabile accostamento cromatico.
Visione #10
Questa è la "venere del tabaccaio": la riproduzione dozzinale di una statua classica posta nel gazebo di un bar tabaccheria, a fianco di un bidone della spazzatura sponsorizzato da una nota marca di gelati: credo che sia kitsch elevabile a dignità artistica.
Visione #11
Il vano ascensore della stazione. Le ragnatele a fuoco e lo sfondo col vano scale sfocato ribalta le usuali priorità di ripresa.
Visione #12
Vetrata dell'Agenzia per l'Impiego. L'interno era pieno di piante. Il riflesso mi permetteva di fotografarle sovrapposte agli alberi esterni in una sintesi di verde surreale.
Visione #13
In coda all'ufficio postale. Si poteva entrare tre alla volta, uscito un cliente, veniva invitato a entrare il primo della coda in attesa...
Visione #14
Traverse ferroviarie stoccate e impilate nello scalo ferroviario.
Visione #15
I bagni pubblici (abbandonati) di corso Viviani, di fronte al Parco Korczac
Visione #16
Il "negozio dei cinesi" chiuso da tempo, da quando serpeggiava un certo risentimento razzista nei confronti di qualunque asiatico incontrato, sorta di untore della prima ora.
Visione #17
L'area del Luna Park, desolatamente vuota la cui malinconia è ulteriormente sottolineata da vecchi cartelloni che rimandano a un passato spettacolo circense.
Visione #18
La riseria oltre la stazione con i suoi imponenti silos che per qualche arcano motivo esercitano su di me una notevole attrazione.
Visione #19
La vetrina di un Pet shop riflette un'auto della Guardia di Finanza che sfreccia su corso Palestro.
Visione #20
Ringhiera di condominio in corso Magenta.
Pregherei gli eventuali visitatori di lasciare un commento, magari un semplice saluto, nell'apposita casella, anche in forma anonima.
Buona visione!